LA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Le origini

La chiesa di Cardile, dedicata sin dalla fondazione a San Giovanni Battista, esisteva già nel sec. XVI: “die 1 mensis 8bris 1559 in Casale Cardilis (…) Francesco de Maio” – nel suo testamento – “legavit a la veneranda ecclesia de Sancti Joannis dicti casalis tertiam partem terrae et querquetum qua habet per territorio ditto Casalis ubi dicitur le Chianghe (…)”. Nel 1500 e fino a metà del 1600 i morti furono seppelliti nella chiesa di San Giovanni, come emerge da numerosi documenti notarili dell’epoca: Giovanni de Ruggiero Rizio, nel testamento rogato a Cardile il 24 agosto 1560, chiedeva di essere seppellito “intus ecclesiam Sancti Joannis in cappella , ipsius de Sancto (…) item legavit dicta ve(nerand)a e(cclesi)a de cera laborata libras quattuor in eius exequiis”. Inoltre, “die 24 mensjs martij 13^ indictiones 1585 in Casale Carduelis (…) Geronima De Pascale, legixtima uxore de Baldassarre Siniscalco de Cilento Baronis dicto Casale (…) volet (che) il corpo se seppellisca a la cappella de Santa Maria della Neve dentro la Chiesa de S. Giovanni con lo tavuto et per le sue exequie intervengano tutti li preiti de detto Casale, li preiti de la terra et quattro frati de S. Francesco a li quali lassa la elemosina consueta (…)”.

Le sepolture

La chiesa di San Giovanni presentava nel suo interno delle sepolture comuni per il popolo, ma anche delle cappelle private in cui venivano seppellite le persone più agiate del casale. Nel ‘600 i morti continuarono ad essere tumulati nella chiesa, come evidenziato da un testamento (1624) di Caterina Ferra, abitante a Cardile nel luogo “ubi dicitur in capocardile: item essa testatrice lascia che (quando) piacerà alla divina maestà, passarà da questa vita p(rese)nte in miglior vita volet il suo corpo sia seppellito dentro la detta ecc(lesi)a de S.to Giovanni Bap.ta di detto Casale (…)”. Dopo la peste del 1656 i morti non furono seppelliti nella chiesa, ma esternamente ad essa; infatti, nella visita pastorale del vicario De Pace del 1698 non si annotava alcuna sepoltura nella chiesa, ma l’esistenza di un cimitero, dal quale si accedeva al giardino del locale barone e da questo al palazzo baronale. La possibilità di accedere dalla chiesa al palazzo baronale era stata concessa dall’amministrazione della diocesi (vicario Lanzullo), privilegio poi regolarmente approvato e confermato. Nel 1745, dalle visite pastorali, si nota ancora la mancanza di sepolture nella chiesa, mentre nel 1772 veniva descritta un’unica sepoltura esistente nel pavimento della chiesa; pertanto, veniva ordinato nella Santa visita del 25 marzo 1772 la costruzione di distinte sepolture in cui si seppellissero separatamente gli uomini e le donne.

Situazione della parrocchia dopo la peste del 1656

In una relazione del vescovo Carafa sulla situazione della diocesi dopo la peste del 1656, si rilevava come li territorii non si coltivano più, le case non si locano, li censuari et redenti sono morti (…) tutti gli effetti ecclesiastici erano dismessi. Morirono più della metà degli ecclesiastici: 420 morti et ne sono al presente da duecentocinquanta, da cui l’impossibilità a celebrare il culto. Nella relazione del vescovo Carafa sulla situazione della parrocchia di Cardile si evidenziava che i preti erano morti per peste e il culto veniva esercitato da un prete forastiero di nome D. Honofrio Del Mastro.

Struttura della Chiesa

La chiesa, sin dalla costruzione, aveva solo una navata; il soffitto era a cassettoni di legno, al centro del quale vi era un dipinto di San Giovanni Battista, mentre gli archi sorreggevano una volta a crociera. Nella visita pastorale del 1745 si nota la mancanza del coro, che invece esisteva nel 1698, visto che il 24 maggio 1698, il vicario De Pace, fratello del vescovo, nel visitare la parrocchia di Cardile, registrò la presenza di un coro alle spalle dell’altare con sedili in legno. La chiesa era chiusa da due porte: su quella principale era collocato un organo. Il vicario De Pace, inoltre, annotò un tabernacolo scolpito in legno sull’altare maggiore, tre calici con base di bronzo, due patene d’argento, una sfera pure d’argento su base di bronzo lavorato e una lunula vero non est decurata. Nella chiesa era stata costruita agli inizi del ‘700 una cappella dedicata a San Giovanni; nella cappella era collocata una statua in legno del Santo protettore. L’altare maggiore, dedicato a San Giovanni Battista, patrono di Cardile, era stato costruito in gesso e marmo. Al centro dell’altare vi era un’immagine di San Giovanni (tela picta), incastonata in una cornice marmorata. Nella tabella si leggeva un onere di celebrare una messa solenne nel giorno della festa del Santo, oltre la celebrazione di altre messe durante l’anno.

La statua di San Giovanni Battista

La statua è settecentesca e di scuola napoletana. La prima notizia sulla presenza della statua in chiesa risale alla visita pastorale del 1736. Si tramanda che quando la statua di San Giovanni giunse nel porto di Pioppi, alcuni cardilesi partirono verso la marina per prelevare il Santo custodito in un cassone di legno. Una volta caricato a spalle, i cardilesi, incamminatisi per la fiumara, di ritorno a Cardile, si dovettero fermare per strada, a causa dell’eccessivo peso della statua. Ignari dell’aspetto della statua e spinti dalla curiosità, aprirono la cassa di legno. All’apparire della sagoma del Santo rimasero talmente impressionati dalla figura quasi umana che, caricata sulle spalle la cassa, non sembrò più pesare e rapidamente, risalendo la fiumara, giunsero a Cardile.

Cardile
Cardile

Il campanile

Il campanile della chiesa venne costruito nel 1619; alla punta, originariamente, era collocata una pigna, abbattuta agli inizi del ‘900 da un fulmine. Nel 1698, dalla visita pastorale del vicario De Pace, risultava che dal campanile pendevano tre campane, di cui la più grande era rotta; inoltre, la torre campanaria era munita di un orologio proclero popolique commoditate. Nel 1736 furono preparati diversi materiali (calce, pietre, travi di legno, etc.) per riparare il cadente campanile. Solo attraverso un decreto del vescovo venne obbligato agli amministratori dell’università di Cardile di riparare il campanile, visto che da più tempo il materiale giaceva senza essere utilizzato. Si ordinò, pertanto, che il campanile venisse restaurato nello spazio di sei mesi, a pena di interdizione ecclesiastica, affidando il controllo della regolare esecuzione dei lavori all’arciprete Giuseppe Riccio.

Le campane di Cardile:
il social network di un recente passato

Nella moderna era dei social networks e della comunicazione di massa ci sembra impossibile pensare ad un periodo storico, non molto lontano, in cui queste tecnologie comunicative non esistevano. Anzi, molti, non possedevano nemmeno un orologio per scandire il tempo. Allora, nelle comunità veniva in soccorso il campanile e le campane.

Il restauro dell'organo
"Zaccaria Pinto"

L’antico organo, collocato in apposita cantoria nella Chiesa di Cardile è stato costruito probabilmente nella prima metà del 1700 da Zaccaria Pinto e proviene dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Vallo della Lucania dove era collocato inizialmente. L’organo, di grande interesse storico e artistico, è rimasto, nella sua struttura, allo stato originale […]