LA CAPPELLA DI SAN SALVATORE

"Quando un popolo non ha più senso vitale del suo passato si spegne. La vitalità creatrice è fatta di una riserva di passato. Si diventa creatori anche noi, quando si ha un passato. La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia". (C. Pavese)

In località Teano di S. Salvatore, nel comune di Gioi Cilento (SA), territorio afferente alla frazione di Cardile, è presente un rudere, a pianta quadrangolare parzialmente conservato nell’altezza. Il luogo presenta una particolare posizione geografica: è lungo il versante meridionale del monte Laura, in una zona abbastanza scoscesa che offre un’amena veduta di tutta la vallata sottostante, che spazia dal mare delle coste cilentane a sud, al Sacro monte della Madonna ad est (monte Gelbison), e alla valle del fiume Alento ad ovest. La zona immediatamente circostante è sistemata su ampi terrazzi con poderosa mura di contenimento in massi informi. Su uno di questi si posiziona il rudere, lungo il margine nord di una vecchia strada comunale tutt’oggi riportata dalle mappe dell’IGM.
La tecnica costruttiva della struttura conservata è in blocchetti di pietra locale pseudo-sqadrati legati da malta. Il perimetro quadrato conserva ancora, riconoscibile, il varco della porta d’ingresso orientata ad ovest. Il muro settentrionale è il più conservato in altezza, essendo stato integrato in una struttura colonica moderna. Il lato est è conservato per la metà nord-sud. In questo lembo di muro, è riconoscibile una nicchia che, verosimilmente, custodiva un quadro. È ancora visibile l’incasso nel muro e i conci delle reni di sinistra dell’arco ribassato. Il muro meridionale è quasi del tutto assente, se non nella parte inferiore e per pochi decimetri. L’unico elemento ancora in piedi della zona meridionale è l’angolo sud-est. Questo è inglobato all’interno dei rami di una pianta di edera, che ne mantiene ancora insieme la muratura. All’interno della costruzione è presente buona parte del crollo della copertura e dell’alzato. Sono presenti, inoltre, dei setti murari alti circa un metro che creano dei piccoli ambienti quadrangolari adibiti ad alloggiamenti per animali. Non è riscontrabile la pavimentazione, obliterata dai crolli.
La struttura è riconducibile ad una cappella. La tradizione pone in questo luogo la cappella del SS. Salvatore. L’area circostante, inoltre, è considerata quale luogo in cui era presente un più antico nucleo abitativo, Tiani, che successivamente all’invasione degli uomini formica (molto verosimilmente pirati saraceni) ha dato origine al più recente centro di Cardile.
La cappella venne costruita per devozione degli abitanti di Cardile nel “Casale diruti Tiani”. L’altare non aveva redditi, né oneri specifici, ma solo l’onere di una messa cantata nei giorni di festa per devozione a San Salvatore (6 agosto). La cappella era sprovvista di ogni cosa destinata alla celebrazione delle messe, per cui tutte le suppellettili dell’altare venivano trasportate dalla Chiesa di San Giovanni Battista1.
La struttura della cappella ricorda molto quella originale della cappella della Madonna del Carmelo2, a poche centinaia di metri a nord-est, lungo la strada provinciale 47. I recenti lavori di restauro hanno messo in evidenza che la cappella ricevette una risistemazione: si è individuata, già parzialmente visibile nella struttura moderna, una più antica costruzione quadrangolare con l’ingresso ad est, non più presente, e una nicchia ad arco ribassato nel muro ovest per l’alloggiamento di un quadro dell’immagine sacra, e non, come attualmente, di una statua. Allo stesso modo si presenta la cappella si S. Salvatore, con orientamento opposto, cioè, con ingresso ad ovest.
La ricerca storica pone in molti luoghi del Cilento la presenza dei monaci Basiliani di origine orientale e greca in particolare. I costoni rocciosi non facilmente raggiungibili, erano luoghi ideali per l’edificazione di eremi che ispirassero di più la meditazione e ricordassero maggiormente i paesaggi greci e medio orientali. A supporto della documentazione storica sulla presenza di questi eremi, sono i toponimi ancora presenti nel Cilento, quali Laura (appunto il nome della montagna).
A questi monaci la bibliografia storica fa risalire la maggior parte delle strutture monastiche ed ecclesiastiche della valle del Cilento. Lo stesso santuario del monte Gelbison, come pure i ruderi del monastero nel territorio di Pattano, sono attribuiti all’azione religiosa dei monaci. Alla stessa tradizione sono ampiamente ascrivibili le tradizioni sulle sette sorelle. In questa ampia traccia di memoria monastica, potrebbe inserirsi la cappella in oggetto del SS. Salvatore. Il culto stesso è storicamente ampiamente diffuso in oriente, in libano in particolare. La devozione stessa, festeggiata il giorno 6 agosto, momento della trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor, indica la chiara origine orientale e non mancano indicazioni sulla devozione basiliana al SS. Salvatore. Nel 1683 venne fondato a Sidone nel Libano l’Ordine Basiliano del Santissimo Salvatore dei Melchiti (in latino Ordo Basilianus Sanctissimi Salvatoris Melkitarum).
I resti ancora in piedi, alla lettura solamente delle murature, non permettono una posizione cronologica precisa. La struttura suggerisce la probabile coerenza cronologica con le cappelle delle 7 sorelle. Unico documento al momento rintracciato sull’utilizzo della cappella è la visita pastorale del 17363 che indica il suo utilizzo cultuale agli abitanti di Cardile.
Per una maggiore conoscenza del complesso, della cronologia e dell’origine, sono necessarie migliori indagini che spazzino dalla ricerca d’archivio a quella bibliografica, dalla ricerca topografica per una migliore conoscenza del territorio immediatamente circostante a quella archeologica.