LA POLVERE NERA O PIRICA

(NOTIZIE STORICHE)

La polvere nera o pirica è una miscela esplosiva a base di carbone di legna (15%), nitrato di potassio (salnitro) (75%) e zolfo (10%). E’ probabilmente il primo esplosivo della storia. Scoperta in Cina intorno al 900 e usata prevalentemente in pirotecnia fu, probabilmente, portata in occidente dai mongoli. In Europa le prime descrizioni appaiono in manoscritti del sec. XII, mentre il monaco B. Schwarz, a cui è comunemente attribuita l’invenzione di questo esplosivo, è da considerarsi un personaggio mitico. La polvere nera è all’origine dell’invenzione delle armi da fuoco, ma attualmente viene impiegata per lavori in cava, per polveri da caccia (in tal caso si aumenta la percentuale di nitrato di potassio), per micce e per fuochi d’artificio.

Antica preparazione a Cardile raccontata dagli anziani

Non è ben noto come e da chi sia stata introdotta a Cardile l’arte della preparazione della polvere nera, sebbene qualcuno ne fa risalire la diffusione, nelle contrade cardilesi, al tempo dei briganti. Secondo tali fonti dovettero essere proprio questi ultimi a prepararla per primi ed utilizzarla come polvere da sparo nel corso di battute di caccia o scorribande. Le materie prime necessarie per la preparazione, costituite da carbone di legna, salnitro (nitrato di potassio) e zolfo erano facilmente reperibili. Si impiegava una speciale carbonella ottenuta facendo bruciare i tralci secchi delle viti, “Salmienti”. Il carbone si triturava in appositi mortai, scavati in grosse pietre di arenaria (per sicurezza lungo i corsi d’acqua), servendosi di un pestello di legno (per evitare scintille pericolose) simile ad un maglio. Quando il carbone era perfettamente polverizzato, si aggiungevano gli altri componenti (zolfo e salnitro) e si continuava a pestare ed a rimescolare fino ad ottenere una miscela il più omogenea possibile. Sicuramente le autorità vietavano la produzione di questo esplosivo, per cui chi si dedicava a questa attività era costretto a scegliere luoghi appartati, spesso impervi e poco accessibili. I diversi mortai in pietra arenaria rinvenuti nelle campagne e nei boschi che circondano il paese, testimoniano quanto appena detto e dal loro numero si desume che doveva esserci una fervida attività produttiva. Secondo le suddette fonti, sembra che la povere nera prodotta a Cardile fosse la migliore sul mercato, in quanto i cardilesi avevano affinato le tecniche di produzione aggiungendo alla miscela iniziale particolari additivi (non si sa quali) che rendevano il prodotto più micidiale. Tali additivi erano capaci di infettare anche le più piccole ferite che, non potendo essere curate, col passare del tempo si trasformavano in cancrene causando la morte dell’infortunato. Qualcuno racconta che tali miscele venivano sperimentate su malcapitati e poveracci che, inavvertitamente o di proposito, gironzolavano nei pressi dei luoghi di lavorazione. Questo espediente contribuiva, sicuramente, a mantenere alla larga i più curiosi. Con il passare del tempo il fenomeno del brigantaggio si avviò al suo epilogo, ma la produzione della polvere nera non cessò, tuttavia cambiò impiego. Venne infatti utilizzata nelle battute di caccia e nella fabbricazione dei fuochi artificiali destinati al divertimento e all’allegria nel corso di eventi festosi e ricorrenze Patronali.