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CINEFORUM: “Se non avessi l’amore”

Si è tenuta il 27 maggio scorso la proiezione del film “se non avessi l’amore” con introduzione al film da parte del Presidente dell’Azione cattolica di Cardile dott. Angelo Rizzo.

Dal film emerge una figura di Piergiorgio Frassati improntata innanzitutto sul servizio. Abbiamo visto le immagini di quando diventa Terziario dell’Ordine domenicano e prende lo scapolare. L’investitura dello scapolare significa servizio come laico, che da un punto di vista etimologico, da “laikòs”, in greco, significa “colui che sta tra il popolo”. E come è risaputo Piergiorgio è stato tra il popolo, tra poveri, prostitute, bisognosi e ammalati, cioè tra gli ultimi. Non a caso il padre capì chi era stato il figlio solo quando al suo funerale si presentarono centinaia di poveri che aveva aiutato durante la sua breve vita, come ha tenuto a sottolineare il presidente dell’Azione cattolica di Cardile.

Il servizio di Frassati si è incarnato nell’immagine dello scapolare che richiama la “coena domini” del giovedì santo, quando Gesù si cinge i fianchi con un grembiule per lavare i piedi ai discepoli, identificandosi così lo scapolare in quel grembiule che anticamente i servi indossavano sopra l’abito per non sporcarlo nei lavori dei campi a servizio del padrone.

Un altro aspetto che emerge dal film è quello della condivisione dei beni affinché si raggiungesse un’uguaglianza e una giustizia sociale in cui Piergiorgio credeva fermamente per ridimensionare il divario tra ricchi e poveri (ricordiamo quando cerca di togliere le scarpe al suo compagno per darle alla famiglia povera del pastore). E questa dimensione della condivisione si inquadra nel Vangelo, quando Gesù non certamente con la bacchetta magica, compie il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, dove il poco se condiviso diventa molto. Ma l’uguaglianza sociale nel rispetto degli ultimi, come la giovane prostituta, è manifesta anche quando si dimette dalla conferenza.

Durante la sua vita Piergiorgio ha incarnato le tre virtù teologali, viste come tre sorelle che si portano per mano, al centro delle quali c’è la sorella speranza, la più fragile, ma sorretta dalle due sorelle maggiori, la Fede e la Carità. Ed è proprio la virtù della speranza che faceva intravedere negli occhi di Piergiorgio l’ottimismo necessario per cambiare il mondo, incoraggiando il suo amico sprofondato nel pessimismo più cupo, in modo che un giorno la Nostra nazione risorgesse sulla base dei valori cristiani.

In conclusione, Piergiorgio è stato un testimone credibile, di quei testimoni di cui oggi la Chiesa in generale, ma anche l’Azione cattolica in particolare ha bisogno come modelli da imitare, allo stesso modo di Papa Francesco in tema di povertà , il quale sostiene una politica del necessario con lotta al superfluo, predicando tutto ciò non a chiacchiere, ma nei fatti. Piergiorgio ha incarnato in pieno il messaggio cristiano dell’amore, della carità e del servizio attraverso una vita operosa, instancabile, spendendo tutto il tempo che aveva a disposizione, sottraendo tempo agli studi universitari a favore di Dio e del prossimo. Il suo intuito lo aveva portato a capire che la sua vita sarebbe stata breve, infatti morì a soli 24 anni di poliomielite fulminante, contratta probabilmente per stare a contatto con i poveri. Diceva in un suo frammento Menandro “Coloro che muoiono giovani sono cari a Dio”. Piergiorgio Frassati fu beatificato il 20 maggio 1990 da Papa Giovanni Paolo II.


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