Author: Antonella

Concerto della Compagnia di Musica Popolare SOLELUNA

In occasione della bellissima festa della Madonna del Carmine, nei luoghi del Taranta Med, ha suonato il gruppo di musica popolare napoletano di Antonio Piccolo (Drums) e Lina del Gaudio (Singer), famosi per aver lavorato, tra l'altro, per Dolce & Gabbana...Hanno danzato la ballerina del gruppo Raffaella Vacca con Graziella Spiotta e le ragazzine del paese. Ha cantato eccezionalmente anche il principe Yury...abc

21 luglio 2017 – Bookforum a Cardile cappella della Madonna del Carmine. Alessandro D’Avenia “Cio’ che inferno non è” .

Don Pino Puglisi, sacerdote ucciso dalla mafia, insegnava ai giovani che il vero inferno per un quartiere si realizzava nel momento in cui finiva l'amore per il proprio territorio, perché cercava non di essere un prete antimafia, ma cercava di valorizzare la bellezza che c'era in ogni giovane perché era convinto che quando ognuno dava il proprio contributo per il quartiere tutto poteva migliorare diventavando un paradiso. Don Pino diceva di non aver paura di ciò che dice la mafia, ma del silenzio degli onesti.

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Diocesi di Vallo della Lucania ospite dall’Azione cattolica della Diocesi di Napoli

Il 2 giugno 2017, gli aderenti e simpatizzanti dell'Azione cattolica della Diocesi di Vallo della Lucania sono stati ospitati dall'Azione cattolica della Diocesi di Napoli insieme all'Azione cattolica della Diocesi di Sant'Angelo dei Lombardi. Il presidente diocesano di Vallo, Antonio Voria, ha risposto con piacere all'invito di visitare il rione Sanità con le catacombe sotterranee delle "Fontanelle". Siamo ritornati a casa stupiti e meravigliati come "il pastore della meraviglia" nella simbologia del presepe napoletano dinanzi alla grotta che non porta nulla se non il dono di stupirsi dinanzi al mistero della natività con le braccia aperte e il capo rivolto al cielo. E di meraviglia si è trattata quando abbiamo visto all'opera don Giuseppe Rinaldi, prete e parroco della Basilica di Santa Maria della Sanità, che con tanta passione e coraggio rende viva la presenza di una Chiesa schierata in prima linea in un quartiere dalle mille difficoltà sociali e problemi che riempiono le cronache nere dei giornali e telegiornali ogni giorno. Don Giuseppe, per allontanare i giovani dalla strada della perdizione, ha costituito delle cooperative sociali tra cui una con giovani guide che ci hanno accompagnato a visitare la Napoli sotterranea e un'altra di catering che ci ha offerto il pranzo, ed è riuscito a essere testimone credibile di una Chiesa che non abbandona al suo cieco destino il popolo napoletano. Un popolo che come abbiamo visto è legato indissolubilmente alla figura di Totò per il quale la facoltà di Architettura ha voluto progettare e realizzare con il Comune un'area verde nel cuore del Rione Sanità dove Totò era nato. Lì è stato posto un pannello traforato con la sagoma dell'attore, a rappresentare che la sua morte in quel quartiere aveva lasciato un vuoto incolmabile per i napoletani, come simboleggiato dal vuoto della sagoma del pannello, dopo che Totò aveva riversato per quel quartiere tante attenzioni e tanto aiuto verso i più bisognosi. Tutto ciò fa' ben sperare per una Napoli che vuole rinascere con i suoi personaggi-simbolo e venir fuori dalle tenebre della catacombe e dalla morte impressa nei teschi delle "Fontanelle" con la luce dell'entusiasmo dei giovani che tanto amano il loro territorio. Giustamente don Angelo Imbriaco ha chiuso il suo intervento sulla giornata citando A. Einstein: "Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno a guardare".

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Chiusura del mese mariano

Ieri, 31 maggio 2017, a chiusura del mese mariano, nella splendida cornice della cappella della Madonna del Carmine si è tenuto un rosario, recitando i misteri alternati con i canti mariani dei bambini di Cardile, diretti e preparati da Simona D'Aiuto. A chiusura "lectura Dantis" sul 33° canto del Paradiso, "la preghiera alla Vergine" di San Bernardo da Chiaravalle, interpretata magistralmente da Adolfo Nastasi. A proposito di Paradiso, Dante scriveva al termine della Divina commedia:"TRE COSE CI SONO RIMASTE DEL PARADISO: LE STELLE, I FIORI E I BAMBINI" e così in questa serata le stelle descritte a chiusura dei versi di Dante non sono mancate, come pure i fiori del "Piccolo Carmelo di Cardile", dove "Carmelo" significa in ebraico "Paradiso"/"Giardino di Dio" e i bambini che con i loro canti hanno allietato i fedeli presenti.

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CINEFORUM: “Se non avessi l’amore”

Si è tenuta il 27 maggio scorso la proiezione del film “se non avessi l'amore” con introduzione al film da parte del Presidente dell'Azione cattolica di Cardile dott. Angelo Rizzo.

Dal film emerge una figura di Piergiorgio Frassati improntata innanzitutto sul servizio. Abbiamo visto le immagini di quando diventa Terziario dell'Ordine domenicano e prende lo scapolare. L'investitura dello scapolare significa servizio come laico, che da un punto di vista etimologico, da “laikòs”, in greco, significa “colui che sta tra il popolo”. E come è risaputo Piergiorgio è stato tra il popolo, tra poveri, prostitute, bisognosi e ammalati, cioè tra gli ultimi. Non a caso il padre capì chi era stato il figlio solo quando al suo funerale si presentarono centinaia di poveri che aveva aiutato durante la sua breve vita, come ha tenuto a sottolineare il presidente dell'Azione cattolica di Cardile.

Il servizio di Frassati si è incarnato nell'immagine dello scapolare che richiama la “coena domini” del giovedì santo, quando Gesù si cinge i fianchi con un grembiule per lavare i piedi ai discepoli, identificandosi così lo scapolare in quel grembiule che anticamente i servi indossavano sopra l'abito per non sporcarlo nei lavori dei campi a servizio del padrone.

Un altro aspetto che emerge dal film è quello della condivisione dei beni affinché si raggiungesse un'uguaglianza e una giustizia sociale in cui Piergiorgio credeva fermamente per ridimensionare il divario tra ricchi e poveri (ricordiamo quando cerca di togliere le scarpe al suo compagno per darle alla famiglia povera del pastore). E questa dimensione della condivisione si inquadra nel Vangelo, quando Gesù non certamente con la bacchetta magica, compie il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, dove il poco se condiviso diventa molto. Ma l'uguaglianza sociale nel rispetto degli ultimi, come la giovane prostituta, è manifesta anche quando si dimette dalla conferenza.

Durante la sua vita Piergiorgio ha incarnato le tre virtù teologali, viste come tre sorelle che si portano per mano, al centro delle quali c'è la sorella speranza, la più fragile, ma sorretta dalle due sorelle maggiori, la Fede e la Carità. Ed è proprio la virtù della speranza che faceva intravedere negli occhi di Piergiorgio l'ottimismo necessario per cambiare il mondo, incoraggiando il suo amico sprofondato nel pessimismo più cupo, in modo che un giorno la Nostra nazione risorgesse sulla base dei valori cristiani.

In conclusione, Piergiorgio è stato un testimone credibile, di quei testimoni di cui oggi la Chiesa in generale, ma anche l'Azione cattolica in particolare ha bisogno come modelli da imitare, allo stesso modo di Papa Francesco in tema di povertà , il quale sostiene una politica del necessario con lotta al superfluo, predicando tutto ciò non a chiacchiere, ma nei fatti. Piergiorgio ha incarnato in pieno il messaggio cristiano dell'amore, della carità e del servizio attraverso una vita operosa, instancabile, spendendo tutto il tempo che aveva a disposizione, sottraendo tempo agli studi universitari a favore di Dio e del prossimo. Il suo intuito lo aveva portato a capire che la sua vita sarebbe stata breve, infatti morì a soli 24 anni di poliomielite fulminante, contratta probabilmente per stare a contatto con i poveri. Diceva in un suo frammento Menandro “Coloro che muoiono giovani sono cari a Dio”. Piergiorgio Frassati fu beatificato il 20 maggio 1990 da Papa Giovanni Paolo II.

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Bookforum: L’Alchimista di Paulo Coelho

Lo scorso 26 maggio si è tenuto presso la sala del Presepe di Cardile un incontro dibattito sulla lettura del libro “L'Alchimista” di Paulo Coelho. La discussione è stata introdotta dalla presentazione del libro da parte del parroco di Cardile, don Angelo Imbriaco.

E' un testo semplice, ma nello stesso tempo geniale perché si basa su due componenti principali: il viaggio e il sogno. Da una parte il viaggio che ribadisce una componente avventurosa, ma anche una descrizione minuziosa dei luoghi e delle persone. Il personaggio principale, Santiago, un pastorello, dopo aver venduto le sue pecore in Spagna, decide di intraprendere il viaggio verso le piramidi dove aveva sognato di trovare un tesoro, avventurandosi verso il deserto e inoltrandosi in un mondo nuovo a lui sconosciuto. Quindi abbandona ciò che è certo per accettare l'ignoto alla ricerca della felicità. Come ha anche precisato il parroco, a ciascuno di noi nella Nostra vita  viene affidata una missione da compiere, quella che nel libro è chiamata “leggenda personale” e ognuno di Noi è tenuto a compiere questa missione, a centrare il bersaglio e a non fallire. Dio ha per ognuno un progetto che è quello di raggiungere la felicità. Ma come per il pastore Santiago così nella nostra vita il viaggio è costellato da tanti ostacoli e solo la perseveranza porta a raggiungere il traguardo. L'altra componente è il sogno. Diceva don Angelo che il sogno nel raggiungimento di un obiettivo si realizza non certo guardando il passato o pianificando un futuro incerto, ma si realizza a pieno pensando al presente, come canta Claudio Baglioni nel motivo “la vita è adesso”. E' oggi che con tutte le energie e la determinazione si può cambiare la vita attraverso i propri sogni. Così per Santiago il sogno rappresenta la chiave per raggiungere il proprio obiettivo, ma anche il motivo del viaggio del pastorello. Lui infatti parte sognando un tesoro nascosto sotto le Piramidi che lo aiuterebbe a soddisfare la sua “leggenda personale”, che è ciò che ognuno vuole realizzare, sulla base che l'anima del mondo è alimentata in tutti da sentimenti come la ricerca della felicità. Ma per il raggiungimento di questo bisogna mettere in conto l'accettazione del rischio e il prezzo che comunque bisogna pagare nella ricerca della felicità, perché nessun risultato e obiettivo durevole nella vita viene concesso gratuitamente e senza sacrifici. Gli ostacoli sulla strada della realizzazione del sogno molto spesso si chiamano invidia, odio, gelosia, etc. L'importante è credere in quello che si vuole ottenere, perché, come viene ripetuto diverse volte nel libro, all'impegno personale si affianca anche l'Universo che cospira affinché ognuno realizzi la sua “leggenda personale”. Per  il raggiungimento della “leggenda personale” il pastore si serve di alcuni segnali, che se letti in maniera giusta aiutano a comprendere la vita e a comportarsi di conseguenza. Anche nella nostra vita ci sono dei segnali positivi che vengono da Dio, che ci parla e vuole il nostro bene e la felicità di ognuno di noi; ma ci sono dei segnali negativi, che provengono dal maligno e che tentano di sviare i nostri propositi buoni, nel raggiungimento della “leggenda personale” al fine di vederci infelici e non realizzati. Tutto sta a noi saperli interpretare e quando occorre evitarli per non finire fuori strada. I segnali di Dio sono tutti coerenti e preordinati al bene; quelli del maligno sono facilmente interpretabili perché tesi all'inganno, incoerenti e fallaci.

Altro tema toccato è l'amore sperimentato durante il viaggio da parte di Santiago, che dopo aver dovuto abbandonare i suoi propositi di unione con la fanciulla del suo paese, con un semplice sguardo si innamora di Fatima, una ragazza araba incontrata mentre attingeva acqua ad un pozzo. L'incontro al pozzo rivela la particolare attenzione dell'autore del libro nei confronti dei collegamenti biblici. Anche qui l'accostamento è come del resto avveniva anche nei nostri paesi, quando i fidanzati o chi incontrava il suo amore incrociava il suo sguardo con l'amata nel momento che si recavano alla fonte, come del resto avviene per l'incontro tra Giacobbe e Rachele al pozzo. L'incontro tra Fatima e Santiago è l'incontro tra due innamorati che si rispettano e la stessa Fatima lascerà andare il pastore per raggiungere il suo sogno senza dimostrare un amore possessivo.

Il suo peregrinare, però, riceve una battuta d’arresto quando viene però catturato dai predoni del deserto, ai quali rivela il motivo che lo ha spinto a mettersi in viaggio, sperando di riuscire a farsi liberare. I suoi carnefici, prima lo deridono per la sua motivazione, il sogno che l’ha condotto fino a laggiù, ma poi, uno di loro, gli svela di aver avuto delle visioni simili alle sue, sognava infatti che c’era un tesoro nascosto in una chiesa in Andalusia.

A quel punto Santiago riconosce il luogo del racconto nel posto in cui pascolava le sue pecore, così fa rientro a casa e diventato ricco torna dal suo unico amore, l’unica cosa che capisce abbia un reale valore nella sua vita, quello che spesso si dimentica nella sua essenzialità.

Va incontro alla donna che aveva lasciato per proseguire il suo viaggio. Così quella che può sembrare una domanda, iniziando a leggere il libro L’Alchimista  di Paulo Coelho, si trasforma in un’affermazione, ancora del tutto da chiarire: bisogna ritrovare se stessi prima di poter condividere il proprio mondo con qualcun altro e vivere la persona amata?!

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